Come i buoni romanzi, letti e riletti,
con le parole da ripetere lente
nel bisogno d’entrare dentro davvero,
altrimenti non s’aprono, e si perde il profumo
geloso, e goloso degli anfratti di senso.
Così le mani lavate due volte:
la prima per lo sporco, la seconda per l’innocenza.
Non sono stato io,
non sono stato.
Si confondono i visi, mentre cala la luce
prima le rughe, poi le bocche
e senza rumore, i sorrisi,
camminando nell’aria dispersi.
A chi era destinata un piega, un bacio,
chi è ancora in attesa del suono d’una emozione,
capita, disciolta e bevuta.
È l’ora dell’aperitivo, un televisore parla per persona interposta,
sono notizie eppure fan male,
non come a chi le ha generate,
non come a chi è davvero coinvolto,
ma tutti siamo per un attimo, innocenti,
poi confusi, sovrapposti, indecenti
e ci scambieremo l’uno per l’altro.
Così unici
e così poco necessari per molti.