Nel mattino lasciami vedere il tempo che rallenta e del suo procedere non darmi peso,
solleva la tua mano che mi piega il capo
trasformarla in carezza.
Ricordami che della nostra bellezza dobbiamo tener cura
darle il nutrimento che ci fa felici.
Rendimi sereno nelle lunghe giornate ricche di nervosi gesti
e aiutami a guardare dentro e fuori me,
le ragioni che mi rendono infelice.
Dammi il senso di ciò che sento come a chi è stanco e rischia d’affogare,
se non trova il filo che lo tiene assieme.
È accaduto ogni volta che infuriava la tempesta
e solo scartando a lato
la realtà s’è scomposta in piccoli frammenti,
ma ognuno rifletteva il cielo o un pezzo dell’attorno
prima occultato nel rumore:
così s’è ricomposto il mondo.
Reagisco con fastidio, nei miei gesti non c’é serenità,
accumulo cose che tacciono ogni mio fallimento.
Torna all’essenza, a voce bassa usa la parola,
con dolcezza suggile il nutrire, ridona ad essa la sua perfetta forma.
A questo serve raccontare la bellezza,
vista oltre l’evidenza, ora aiuta a capire
che l’essere sani è dentro noi
e ogni gesto d’amore s’intinge d’innocenza.
Solo allora non giudicherà la mente
e riconoscerà in sé la bellezza libera d’entrare,
nostra, finalmente, per davvero.